Amelogenesi imperfetta: come curare e prevenire le anomalie dello smalto dentale negli adulti e nei bambini
L’amelogenesi imperfetta è una malattia dello sviluppo che determina problematiche allo smalto dentale, sia a livello di struttura che di aspetto, e che spesso si collega ad altre alterazioni del corpo.
Pur essendo una malattia rara, con una prevalenza stimata inferiore allo 0,5% in base alle popolazioni considerate, è importante tenerla presente in fase di diagnosi, così da poterla riconoscere e poter intervenire quanto prima dal momento che, soprattutto nei pazienti giovani, può causare un forte disagio derivante da considerazioni di natura estetica.
Amelogenesi imperfetta: una panoramica
L’amelogenesi imperfetta (amelogenesis imperfecta) è un complesso sindromico di diverse condizioni cliniche, assimilabili per eziologia e manifestazioni: a essere colpito è prevalentemente lo smalto dei denti.
Infatti, nei casi di amelogenesi imperfetta lo smalto dentario risulta assottigliato, con pigmenti, macchie, rughe o altri difetti di maturazione avvertibili dal paziente anche solo al passaggio della lingua. Il che porta a un duplice ordine di conseguenze:
- da un lato, ciò rende i denti più sensibili e soggetti al dolore, e fa sì che possano facilmente originarsi patologie ulteriori;
- dall’altro lato, ci sono ovvi disagi di tipo estetico e psicologico per i pazienti, soprattutto gli adolescenti e i bambini, dovuti all’apparenza sgradevole del sorriso (non bianco né regolare, e non migliorabile con interventi semplici o con lo sbiancamento).
Per quanto riguarda la classificazione dell’amelogenesi imperfetta, essa si basa su quattro classi distinte in base alla tipologia di difetto dello strato di smalto:
- classe 1: smalto ipoplasico. Si tratta di una condizione di sviluppo limitato della dentizione decidua o di quella permanente. La quantità di smalto è ridotta, dunque si avrà discromia dentaria, irregolarità della superficie o anche anomalie nel numero dei denti o nella loro eruzione;
- classe 2: smalto ipomaturato. In questo caso, lo smalto è di quantità sufficiente ma non è maturato a sufficienza, quindi all’aspetto risulta pigmentato, ruvido o morbido;
- classe 3: smalto ipocalcificato. È la forma meno frequente di amelogenesi, che porta a uno smalto tenero, giallastro o anche assente o cariato;
- classe 4: smalto di tipo ibrido. Ha caratteristiche di smalto ipoplasico o ipomaturato, o taurodontismo.
Cause e diagnosi dell’amelogenesi imperfetta
L’amelogenesi imperfetta è una patologia di tipo ereditario. La sua causa principale dipende infatti da una mutazione del gene dell’amelogenina, e si può associare anche a ulteriori anomalie e sindromi; principalmente determina alterazioni nella formazione dello smalto. Può presentarsi in forma sporadica, ma può anche essere trasmessa in via autosomica dominante o recessiva, oppure legata al sesso.
Trattandosi di un disturbo ereditario, può manifestarsi anche con pazienti bambini, e pertanto la diagnosi precoce e l’intervento immediato da parte di esperti odontoiatri risultano essenziali per mantenere in salute i denti e prevenirne la perdita di funzionalità.
La diagnosi dell’amelogenesi imperfetta, in genere, parte sempre da osservazioni e indagini cliniche mirate che, trattandosi di una malattia a origine genetica, andranno integrate con la ricostruzione dell’albero genealogico del paziente e degli eventuali precedenti tra i membri della famiglia.
Come si cura l’amelogenesi imperfetta
Dal momento che l’amelogenesi imperfetta provoca sia problemi funzionali alla dentatura che disturbi e disagi a livello sociale e relazionale, è essenziale disporre di un trattamento efficace, tempestivo e continuativo.
L’amelogenesi imperfetta si può trattare per mezzo di un intervento precoce di tipo preventivo o restaurativo anche con protesi, cui dovranno seguire dei trattamenti di continuità negli anni a venire.
In particolare, per quanto riguarda la prima infanzia, è possibile proteggere la dentizione primaria mediante il posizionamento di strisce metalliche preformate sui denti posteriori; il medesimo trattamento può essere prolungato sul lungo periodo, anche associato a restauri adesivi, su dentizioni decidue o permanenti.
A livello odontoiatrico conservativo, poi, quando è possibile recuperare i denti occorre intervenire mediante restauri con resine speciali o, appunto, il posizionamento di corone metalliche, plastiche o ceramiche, faccette dentali e altri mezzi di implantologia.
Diversi studi clinici hanno anche evidenziato come la strategia riabilitativa più efficace nei casi di amelogenesi imperfetta non sia quella del restauro diretto, che presenta spesso una minore longevità e una prevedibilità più scarsa: è consigliabile piuttosto ricorrere quando possibile a restauri indiretti, che offrono parametri parodontali di miglior qualità.
Le cure dovrebbero però sempre partire dalla prevenzione, che include l’applicazione di fluoruro topico, l’uso di sigillante e l’estrazione di denti la cui prognosi non sia favorevole. Il dentista, infine, dovrebbe sempre raccomandare l’utilizzo di prodotti per l’igiene orale adeguati, come il Collutorio GUM® ORTHO o gli Scovolini GUM SOFT-PICKS® PRO, pensati appositamente per la cura della bocca con apparecchio ortodontico o protesico.